La coltivazione, la vendita e l’importazione di cannabis in Italia, anche se terapeutica, è consentita a condizione che si ottenga l’autorizzazione del Ministero della Salute. La coltivazione, la vendita e l’importazione sono attualmente gestite principalmente dallo stato attraverso la produzione interna, l’importazione dai Paesi Bassi o gare pubbliche per la fornitura.
Autorizzazioni per cannabis in Italia
Obbligatoria l’autorizzazione del Ministero della Salute. Tale autorizzazione è personale e non può essere venduta o trasferita. Inoltre, può essere concesso solo ad enti o società il cui titolare o legale rappresentante, se società, sia di buona condotta e offra garanzie morali e professionali.
A settembre 2021 il Ministero della Salute ha finalmente fornito chiarimenti per le aziende che intendono coltivare Cannabis Sativa Light da semi certificati di varietà consentite dalla normativa europea allo scopo di fornire aziende farmaceutiche autorizzate dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) alla produzione principi attivi farmaceutici.
Il coltivatore che intende richiedere l’autorizzazione deve stipulare un accordo per la fornitura delle foglie e delle infiorescenze ad un’azienda farmaceutica autorizzata alla produzione di principi attivi farmaceutici. Il coltivatore può infatti vendere il suo prodotto solo a tale azienda. Il Ministero ha inoltre precisato che la convenzione, requisito essenziale per l’autorizzazione, deve essere firmata entro la data di presentazione delle domande di coltivazione e di lavorazione.
Prescrizione cannabis in Italia
I medicinali a base di cannabis già autorizzati in Italia possono essere prescritti ai pazienti dai medici utilizzando un apposito modulo approvato dal Ministero della Salute. Se il medicinale non è autorizzato in Italia ma debitamente autorizzato all’estero, il medico italiano è tenuto a farne richiesta al Ministero della Salute e all’ufficio doganale competente per l’importazione del medicinale in Italia.
La richiesta deve contenere le particolari esigenze che giustifichino l’uso del medicinale non autorizzato, in assenza di una valida alternativa terapeutica. Inoltre, i medici possono anche prescrivere preparati magistrali con prodotti vegetali a base di cannabis, che sono generalmente preparati da farmacie specializzate. Tali preparati possono essere realizzati con cannabis importata legalmente.
Uso ricreativo
In Italia non è consentito vendere cannabis per uso ricreativo.
Tuttavia, alcune aziende hanno scelto di commercializzare un prodotto a basso contenuto di THC la cui vendita è consentita solo in base alla legislazione sulla cannabis industriale. Insomma, nel mercato italiano “cannabis ricreativa” è essenzialmente “cannabis per uso industriale”, che però, non essendo un prodotto da fumo, viene venduta con l’esplicita avvertenza “prodotto non per uso umano” o “non fumare”.
Uso industriale
La cannabis può essere utilizzata per scopi industriali a condizione che il THC sia inferiore allo 0,2%. Tuttavia, ai sensi della legge n. 242 del 2016, se, a seguito di un controllo da parte delle autorità, il contenuto totale di THC è superiore allo 0,2% ma non superiore allo 0,6%, nessuna responsabilità è a carico del coltivatore.
La cannabis industriale può essere utilizzata per:
- alimenti e cosmetici;
- prodotti semilavorati, come fibre, polveri, oli o combustibili;
- materiale organico per opere di bioingegneria o prodotti utili alla bioedilizia
- materiale finalizzato alla fitodepurazione per la bonifica di siti inquinati
- colture dedicate ad attività didattiche e dimostrative nonché alla ricerca da parte di istituzioni pubbliche o private
- colture destinate alla floricoltura
A partire da settembre 2021, il Ministero della Salute ha chiarito che, previa autorizzazione, la cannabis industriale può essere coltivata allo scopo di fornire aziende farmaceutiche autorizzate alla produzione di principi attivi farmaceutici.
Sanzioni
Le uniche sanzioni attualmente previste dalla legge sulla cannabis industriale sono il sequestro o la distruzione della cannabis se il contenuto di THC nella coltivazione è superiore allo 0,6%.
La legge non prevede sanzioni relative alla commercializzazione della cannabis industriale, che devono derivare dalla normativa generale sulla sicurezza dei prodotti e la tutela dei consumatori.
Se, invece, un agricoltore coltiva cannabis senza autorizzazione che non rientri nella definizione di “cannabis industriale”, può essere punito con la reclusione da sei a venti anni e con una multa da 26.000 euro a 260.000 euro.
Non esiste una regolamentazione adeguata sul CBD in Italia.
Il CBD è una sostanza con attività farmacologica riconosciuta che non è inclusa nella tabella dei farmaci. Il Ministero della Salute ha spiegato che se il CBD viene utilizzato per la produzione di medicinali, non essendo presente nelle tavole delle sostanze stupefacenti o psicotrope. Di conseguenza, le norme sui medicinali contenenti sostanze psicotrope, che si applicano al THC, non possono essere applicate al CBD.
Per quanto riguarda l’uso del CBD negli alimenti e negli integratori alimentari, questa sostanza è considerata un novel food e pertanto necessita di una specifica autorizzazione da parte della Commissione Europea secondo il Regolamento UE 2015/2283. Pertanto, ad oggi, il CBD non può essere considerato un ingrediente utilizzabile negli integratori alimentari in Italia.
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