In occasione del referendum del 1993 l’Italia votò a favore della depenalizzazione rispetto l’uso personale e il possesso di tutte le droghe.
Circa 12 milioni di italiani firmarono la proposta del Partito Radicale di riformare una delle leggi contro le droghe più proibizioniste d’Europa.
Prima e dopo quel referendum, Marco Pannella e molti membri del Partito Radicale hanno anche realizzato azioni di disobbedienza civile, distribuendo hashish in occasione di eventi pubblici, nelle piazze dei mercati e in televisione.
Molti membri del Parlamento e alcuni ministri chiave negli anni, come Umberto Veronesi, intellettuali e scrittori, come Roberto Saviano, cantanti, come Vasco Rossi, si sono espressi contro il proibizionismo, chiedendo una riforma globale nel campo del controllo sulle droghe.
Vent’anni di Berlusconi al governo e all’opposizione hanno polarizzato il dibattito pubblico, ma poi la situazione è cambiata. Un intero gruppo di esperti di mafia ha anche insistito sul fatto che le droghe sono l’affare più redditizio delle mafie.
Senza il proibizionismo, quei profitti sarebbero drasticamente ridotti.
Quando Matteo Renzi, qualche anno fa, era in corsa per vincere le primarie del Partito Democratico, si espresse in favore della depenalizzazione.
Soltanto la Chiesa ha continuato a schierarsi contro qualunque modifica alla legge, anche se alcuni tra i rappresentanti ecclesiastici più attivi della società civile hanno mostrato il loro dissenso e anche se nessuno tra i più alti rappresentanti del Vaticano ha mai chiesto pene più severe per i “tossicodipendenti.”
La restrittiva legge italiana, approvata nel 2006, è stata poi dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale nel 2014.
Da allora, il Parlamento ha approvato alcune modifiche che hanno quasi eliminato le pene per i trasgressori che vengono fermati la prima volta e ha ridotto quelle per i recidivi.
I benefici della legalizzazione della canapa
In ogni caso, nel tempo, gli italiani sono arrivati alla conclusione che la cannabis non è pericolosa. Non soltanto circa quattro milioni di persone la usano con regolarità, secondo il rapporto annuale del governo al Parlamento, ma recenti sondaggi mostrano che solo il 30% degli italiani è totalmente contrario a modificare la legge, gli altri sono favorevoli a una riduzione delle pene o a una completa legalizzazione.
Secondo la legge italiana 242 poi, approvata nel dicembre 2016, la produzione e la commercializzazione della cannabis è legale, in Italia, qualora la cannabis abbia un contenuto di THC (ossia il principio attivo) che non superi lo 0,2%.
Grazie a questa legge dunque non ci sono più dubbi al riguardo: la coltivazione della marijuana legale non è più vietata e non ha bisogno di alcuna autorizzazione.
Nel caso in cui la percentuale di THC sia superiore allo 0,2% ma rientri comunque nel limite dello 0,6% l’agricoltore della cannabis depotenziata viene sollevato da ogni tipo di responsabilità.
Se invece il limite dello 0,6% viene superato le autorità giudiziarie possono distruggere o sequestrare la coltivazione di canapa.
Attualmente il senatore Matteo Mantero ha presentato un disegno di legge che prevede la legalizzazione della produzione, lavorazione e vendita delle droghe leggere.
Nel caso in cui tale legge risultasse all’interno della Gazzetta Ufficiale sarà possibile quindi la coltivazione di cannabis sia in forma privata fino a tre piante, che in modalità associata con la possibilità di avere un maggior numero di piante previa comunicazione alla Prefettura.
Infine è prevista anche dal punto di vista legale una differenziazione di pena tra droghe pesanti e droghe leggere.
Just Hemp si sviluppa all’interno di questa normativa proponendo non solo cannabis legale, ma vendendo una delle qualità più alte nel mercato.
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